Diavù per Aura

Gaetanaccio nella Valle dell’Inferno

David Diavù Vecchiato
Opera su scalinata, Roma 2021

Nel 1978 al Teatro Brancaccio di Roma debutta La Commedia di Gaetanaccio, scritta da Luigi Magni, diretta e interpretata da Luigi Proietti. Ghetanaccio era il soprannome di Gaetano Santangelo, un burattinaio nato nel 1782 tra le viuzze del rione Borgo, all’ombra del Cupolone, che disegnava e scolpiva i suoi burattini, scriveva i suoi spettacoli e li rappresentava in strada. Oggi diremmo che era uno street artist, ma dell’arte performativa teatrale, ed è anche per questo che Diavù intende ricordarlo in questa sua nuova opera di arte urbana nata in un periodo di pandemia, in cui teatri e luoghi di cultura sono stati penalizzati più di altri.

Gigi Proietti amava il personaggio di Ghetanaccio, paladino della libertà dei veri teatranti, e volle dedicargli la commedia che scrisse per lui il più grande cantore della Roma papalina e risorgimentale, l’autore e regista Gigi Magni. I due lavorarono assieme anche a tutte le canzoni dello spettacolo, che nel tempo sono diventate dei classici della canzone popolare romana.

La Commedia di Gaetanaccio narra della chiusura dei teatri e dei divieti di dare spettacolo imposti nell’anno santo 1825 da Papa Leone XII e di come il celebre burattinaio e altri teatranti, tra cui la sua amata Nina, ne fecero le spese fino alla fame e alla miseria. Ma Santangelo continuava a realizzare i suoi spettacoli satirici di burattini nelle strade della città malgrado i divieti, e a declamare le sue satire contro il potere, e veniva per questo arrestato dalle guardie papaline, malmenato e sbattuto in cella a Castel Sant’Angelo (all’epoca prigione del Papa Re).

Simbolo dell’importanza dei valori umani trasmessi attraverso l’arte e le sue diverse manifestazioni, Ghetanaccio è stato – come Belli, Petrolini e altri pilastri della romanità – un’importante fonte d’ispirazione per Gigi Proietti, assieme a Shakespeare e ai grandi classici del teatro mondiale sui testi dei quali il grande mattatore si è formato.

La scalinata e l’opera

Proietti Tiberino

David Diavù Vecchiato

I sette re di Roma è una leggenda musicale scritta di Luigi Magni, con le musiche di Nicola Piovani e la regia di Pietro Garinei, che debutta al Teatro Sistina di Roma nel febbraio del 1989 e vede Luigi Proietti interpretare ben 12 personaggi. Lo spettacolo è un vero e proprio musical che unisce un’attenta filologia storica allo sberleffo e alla satira sull’attualità, raccontando la Città Eterna dalle origini fino alla fine della monarchia. Il primo personaggio leggendario che l’attore incarna nella commedia è Tiberino, la divinità che rappresentava per i romani il fiume Tevere.
Perché Diavù ha pensato proprio a Tiberino per quest’opera dedicata a Gigi Proietti? Perché è una delle più antiche divinità italiche e, secondo la mitologia romana, è figlio della signora delle acque Camese e del dio Giano, al quale è dedicato il colle Gianicolo, non distante dalla scalinata dell’Aura.
Tra i tanti personaggi interpretati con incredibile versatilità nella commedia è proprio lui a raccontare i cambiamenti della città di Roma, facendo ironia sulle condizioni in cui versa nel presente.
Il culto di Tiberino, tradizionalmente fondato da Romolo, ebbe notevole importanza nella topografia sacrale di Roma. Sacra era l’isola Tiberina, sede di un santuario del dio infero Veiove e poi del santuario di Esculapio (l’isola è sempre stata dedicata alla cura della salute).
Il repertorio della cultura popolare romana è inoltre ricco di testi e canzoni dedicate al Tevere, come “Er Barcarolo” o “Pe’ Lungotevere”, anch’esse interpretate da Gigi Proietti nel corso della sua carriera.

Nello studio di Diavù

I video che raccontano il progetto

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